Erano agenti di custodia nel carcere di San Francesco a Parma. Avevano aderito alla resistenza, accettando di rimanere al loro posto, all’interno del penitenziario, per aiutare gli antifascisti catturati e rinchiusi. Costituirono una struttura clandestina interna al carcere, informavano preventivamente sui trasferimenti dei detenuti e consentivano, tra l’altro, ai detenuti politici di comunicare con l’esterno. Fu grazie a questa rete che i familiari di Giordano Cavestro e di Vito Salmi poterono ricevere le lettere di commiato scritte dai due partigiani prima del loro trasferimento a Bardi, dove vennero fucilati il 4 maggio del 1944. Prima che la guerra finisse vennero scoperti da una spia fascista infiltrata tra i detenuti. Furono fucilati nel cortile delle carceri dai propri colleghi, costretti dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana. A garantire che tutto sarebbe filato liscio, un secondo plotone (“Battaglione della Morte”) venne posizionato alle loro spalle, pronto a far fuoco su chi non avesse eseguito gli ordini.
Data: 19/08/1944
Comune: Parma
Località: Carcere di San Francesco
Autore/i: Polizia ausiliaria e Brigata Nera
Vittime: 3 guardie carcerarie
Descrizione: Gennaro Capuano (Napoli, 1902), Enrico Marchesano (Salerno,1907), Giuseppe Patrone (Caserta, 1910)
Modalità di esecuzione: fucilazione
Lapide/monumento: lapide posta all’esterno dell’ex carcere di Parma.
Riferimenti bibliografici / archivistici: V. Barbieri, La popolazione civile di Parma nella guerra 40-45, Associazione nazionale vittime civili di guerra, sezione di Parma, Parma 1975, pp. 319-323.